Il mondo in una gondola: i segreti galleggianti dello Squero Tramontin
L’odore intenso del legno e della vernice che si mescola a quello dell’acqua salmastra, coprendolo quasi del tutto; i rumori degli strumenti da lavoro, cadenzati, come a seguire uno spartito, in un alternarsi di ascia, pialla e martello; le mani che si muovono in gesti sicuri, ripetendo una danza antica e riservata a pochi.
Sono solo alcune delle tante sensazioni che si provano entrando in uno “squero” veneziano, il piccolo cantiere adibito alla costruzione delle gondole. Nella città lagunare del passato, con molti dei canali non ancora interrati, il muoversi sull’acqua non era soltanto un piacere ma una vera e propria necessità.
Le cronache ci parlano nella metà del Settecento di oltre 1500 gondole e di un gran numero di “squeri” e gondolieri, affiliati alle rispettive Corporazioni. Tutti occupati ad accontentare le famiglie nobili, che di gondole ne possedevano spesso più di una, da utilizzare per gli spostamenti legati agli affari e alla mondanità.
Oggi le cose sono un po’ cambiate. Gli squeri si contano sulle dita di una mano e a tenere impegnati i gondolieri sono soprattutto i turisti; ma il mestiere dello “squerarolo” o “squerariolo”, cioè del costruttore di queste favolose imbarcazioni, no. La tecnica impiegata è sempre la stessa, ancora totalmente artigianale, fatta di fatica, esperienza e segreti che non sempre vengono svelati.
Per questo, la nostra chiacchierata con Elena Tramontin, titolare insieme alla sorella Elisabetta dello storico Squero che porta il nome della loro famiglia, ha significato per noi un grande privilegio.
Elena, lei è la discendente di una famiglia storica di squerarioli.
Quali sono le origini della vostra attività?
“La nostra azienda è nata alla fine dell’Ottocento ed è una delle più prestigiose della città. Quello che ci ha differenziato fin da subito è stata la genialità del nostro fondatore Domenico, che è riuscito a progettare un nuovo modello di scafo, molto più efficiente dei precedenti. Grazie a quelle prime migliorie, a cui nel tempo se ne sono aggiunte altre, le nostre gondole possiedono un’estrema facilità di voga, anche nei canali più stretti o con le maree più alte”.
Ne deduciamo che le gondole non siano tutte uguali.. Come nasce una gondola Tramontin?
“Ogni gondola è lunga circa 11 metri e formata da 280 pezzi. Per creare un prodotto d’eccellenza come il nostro, che non sia solo estetica ma anche resistenza, è indispensabile partire da materie prime di qualità. Qui utilizziamo otto essenze diverse di legname, e solo altamente selezionate: rovere, ciliegio, larice, tiglio, noce, mogano, olmo, abete e compensato marino. Ma il legno di per sé non basta; ha bisogno della capacità e della passione dello squerariolo e dei suoi aiutanti”.
Quindi ogni gondola è unica..
“Per me ogni gondola è come una signora che viene a farsi bella.. e, come le signore, ciascuna è diversa da un’altra; ognuna ha un proprio intaglio e viene realizzata valutando molteplici aspetti, incluso il peso del gondoliere. Costruire o riparare una gondola non è facile, è un lavoro che richiede molto tempo e una notevole esperienza; è una vera e propria arte, i cui segreti si acquisiscono con molti anni di gavetta”.
Ce ne può svelare almeno uno..?
“Beh, molti mi domandando perché le gondole siano tutte nere. La risposta va cercata nella storia, in un decreto del 1562 con cui il Doge volle limitare lo sfarzo eccessivo di queste imbarcazioni, imponendo a tutte lo stesso colore, elegante ma non appariscente”.
Più sobria o più sontuosa, la gondola resta in ogni caso il simbolo per antonomasia di Venezia nel mondo. Anche perché la città se la porta tatuata sulla pelle, o meglio, scolpita nello scafo; nel “ferro di prua”, dalla tipica struttura a “S” dentata, sempre presente e dal significato ben preciso. La “S” richiama nell’insieme la forma del Canal Grande e, nella parte superiore, il cappello del Doge; i sei denti rivolti in avanti rappresentano invece i sei sestieri di Venezia.
Abbiamo scoperto che, a differenza di molte professioni di cantiere del passato, monopolizzate dal mondo maschile, qui a Venezia si parlava anche di “squerariole”, cioè di donne che lavoravano all’interno dello squero. Cosa significa oggi essere le custodi di una storia cosi speciale?
Nella risposta di Elena traspare un filo di emozione, ma soprattutto ce ne colpiscono la passione e la determinazione:
“Non possiamo che essere orgogliose di portare avanti una tradizione così importante. Oggi i nostri compratori sono principalmente i gondolieri della zona, ma il nostro Squero ha collezionato nel tempo una serie di clienti molto prestigiosi, diventando fornitore ufficiale di Casa Savoia ed esportando le gondole fino in America, in Australia e in Giappone. Ma l’aspetto più affascinante del nostro lavoro è, e resterà sempre, qui dentro, nello Squero; in questo luogo piccolo e nascosto, dove il tempo sembra sospeso, tra l’odore del legno e delle vernici. Proseguire l’attività di famiglia è stato qualcosa di naturale, l’unica strada che ci sembrava giusta. Una scelta che mia sorella Elisabetta ed io rifaremmo altre mille volte”.
Non si può non rimanere stregati da questo microcosmo quasi sconosciuto, lontano dalla banalità dell’asfalto, dove tutto sembra leggero e fluttuante, isolato dal tempo e dallo spazio. Visitate il sito per scoprire le gondole e i segreti dello Squero Tramontin!