Solo il fato li vinse
“Solo il fato li vinse”. Queste le parole che vengono in mente pensando alla squadra che, nel secondo dopoguerra, ha fatto la storia del calcio, in Italia e nel mondo. Stiamo parlando del Grande Torino, l’unico team che i “veri torinesi” sentivano e sentono ancora proprio, e che smuove in loro ricordi ed emozioni. In un’epoca in cui anche “la dura legge del gol” si è dovuta piegare a quella del marketing e dell’oversharing da Social Media, il valore di campioni “in carne e ossa”, lontani dal gossip e vicini alla gente, rimane intoccabile. Ma si sa, non può esistere eroe senza una tragedia che lo abbia generato. E in questo caso sull’altare del mito il sacrificio è stato enorme. È il 4 Maggio del 1949 quando l’aereo che trasporta l’intera squadra del Grande Torino, in rientro da Lisbona, si schianta contro il terrapieno della Basilica di Superga. Il boato fa tremare l’intera città; il mezzo si accartoccia come un giocattolo. Fiamme gigantesche illuminano la collina, il fumo divora la nebbia e riempie il cielo sopra Superga. 31 le vittime, tra cui i 18 giocatori, tutti fuoriclasse; con loro, gli allenatori, i dirigenti, alcuni giornalisti e i membri dell’equipaggio. Nessun sopravvissuto. Un’esplosione assordante durata pochi secondi; e poi un surreale, lunghissimo, silenzio.
Oggi, a 72 anni dalla tragedia, il ricordo degli “immortali” è più forte che mai e si rinnova nelle iniziative del Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata, che accoglie ogni anno a Grugliasco migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo. Perché di iniziative, e non solo di cimeli, si tratta; il Museo è cosa viva, si evolve continuamente e dialoga con i suoi fruitori. Fruitori, e non tifosi, o almeno non solo, è doveroso chiarire: il sito, insieme a Superga, è meta battuta dai più diversi tipi di sportivi, al di là delle rivalità e della fede calcistica. Perché in ballo ci sono valori che uniscono, e in cui tutti possono riconoscersi: l’amore per lo sport, la lealtà, lo spirito di squadra, l’amicizia.
Cosa che emerge proprio nelle parole di Domenico Beccaria, Presidente del Museo del Grande Torino e Consigliere di Amministrazione della Fondazione Filadelfia, che ha voluto, con nostro grande piacere, accoglierci personalmente nel Museo.
Valentino Mazzola, Aldo e Dino Ballarin, Mario Rigamonti.. Sono solo alcuni nomi della rosa del Grande Torino, che contava nel ‘47 10 giocatori su 11 schierati in Nazionale. Ma non solo; tra i vari primati del Granata, anche il più alto numero di gol segnati in Campionato, ben 125 in 40 incontri. Cosa significa essere custode della storia di una squadra da record e che ha rappresentato l’Italia?
“Il ruolo di custode racchiude per me due parole essenziali: onore e responsabilità. Onore perché la storia di questa squadra rappresenta un patrimonio enorme per la città di Torino e per l’intero mondo del calcio. Responsabilità perché io e i miei collaboratori sentiamo il dovere, importante e delicato, di trasmettere degli input positivi alle nuove generazioni, cosa che cerchiamo di fare attraverso il Museo e le iniziative che lo vedono protagonista”.
Il Museo del Grande Torino è un Museo per tutti. Perché?
“Perché il Museo non racconta solo le gesta di una squadra; nella storia del Grande Torino si rispecchia anche quella della città e dell’intera nazione, entrambe uscite a pezzi dall’ultima guerra e con il bisogno e il desiderio di ripartire. Il Grande Torino, in quel periodo così drammatico, ha restituito agli italiani l’orgoglio nazionale, riscattandone l’immagine fuori dai confini. L’Italia non era solo più quella di Mussolini, che aveva scatenato la guerra, per poi perderla. L’Italia era anche ciclismo, con Coppi e Bartali, e calcio, con il Grande Torino. Un’Italia fatta di uomini di valore, dentro e fuori dallo sport, ambasciatori di principi in cui tutti potevano riscoprirsi uniti, guardando al futuro con una rinnovata speranza”.
Quale messaggio “invia” il Museo ai tifosi e non?
“I messaggi in realtà sono due: il primo è che lo sport non divide, ma affratella. Ciò non significa rinnegare la propria fede calcistica, anzi; lo sport è per sua natura competizione, con se stessi e con gli avversari, ed è giusto combattere per vincere. Ma il rispetto dell’altro rimane sempre al primo posto. Il secondo messaggio è che la vera tragedia non è morire ma dimenticare; solo conoscendo e ricordando il proprio passato, il punto da dove si è partiti, si può progettare il futuro e seguire la rotta giusta”.
Cosa rende speciale questo Museo? Progetti futuri?
“Sicuramente la grande ricchezza di cimeli che conserva. Ho visitato negli anni più di 30 Musei dedicati al calcio sparsi per il mondo, tra cui quelli del River Plate a Buenos Aires, del Benfica, del Barcellona.. E ho notato subito la differenza: anche i Musei più importanti hanno solo qualche “pezzo forte”, una decina magari, ma tutto il resto è di contorno. Nel nostro Museo non esiste un contorno, tutti i pezzi sono unici e di enorme valore. Inoltre, a dar loro voce, ci sono i nostri volontari, che si occupano di guidare i visitatori tra le sale. In 15 anni di storia del Museo, ogni visita è stata, e rimane, diversa da un’altra, perché ciascuno di loro racconta il Museo a modo suo, mettendoci quel calore che nessun strumento tecnologico può sostituire. È soprattutto questo che i visitatori apprezzano, l’elemento umano, il vero valore aggiunto del nostro Museo”.
“Il Progetto più importante è senza dubbio il trasferimento del Museo dall’attuale sede di Grugliasco a Torino, negli spazi dell’Ex Stadio Filadelfia, già in fase di ristrutturazione. Per noi affezionati al Grande Torino il Filadelfia è il nostro cuore pulsante, dal punto di vista storico, morale e aggregativo. È la nostra Gerusalemme, la nostra casa, dove speriamo di tornare al più presto.
Dobbiamo ammetterlo: a fine intervista non siamo riusciti a capire chi fosse il più emozionato, se lui o noi. Ma una cosa è certa: visitare il Museo è un’esperienza straordinaria, capace di rapire e coinvolgere davvero tutti, anche i più lontani dal mondo del pallone. a provarlo voi stessi! Il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata vi accoglie a Grugliasco, nell’elegante cornice di Villa Claretta: www.museodeltoro.it
Gli “Immortali” e la loro incredibile storia vi aspettano…
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Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata
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Via G B. de La Salle, 87, 10095 Grugliasco, Torino (Piemonte)
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